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Storia

La storia dell’isola di Pag

Alcune peculiarità del suo particolarissimo ambiente naturale, che ha modellato il rapporto tra la sua gente e il suo spazio vitale, hanno svolto un ruolo molto importante nella storia dell’isola di Pag (Pago).

Età dell'antichità

La posizione strategica e viaria di questa singolarissima isola era apprezzata fin dall’antichità. Nei testi antichi, quell’intero arcipelago dell’alto Adriatico cui Pag appartiene era chiamato Elektrides (Elettridi), nome probabilmente dovuto al commercio dell’ambra, la cui via marittima passava vicino alle coste dell’isola di Pag.


L'età dei romani

I primi abitanti dell’isola di cui si abbia notizia furono i Liburni. Oggi sull’isola sono visibili numerosi resti archeologici appartenenti a questo popolo in forma di necropoli, castellieri fortificati o cumuli funerari. Roma conquista l’isola negli anni che segnano la demarcazione tra l’evo antico e il medioevo. Risale ad allora la prima testimonianza scritta dell’isola. In un manoscritto del geografo romano Plinio il vecchio, risalente al I secolo d.C., l’isola era chiamata Cissa (Kisa), molto probabilmente per l’insediamento illirico che si trovava tra l’odierna Novalja e la località di Caska. Dopo che Cissa fu completamente distrutta in seguito al devastante terremoto del 361 d.C., fu Navalia, ossia l’odierna Novalja, a subentrare nel ruolo di principale centro abitato dell’isola. Novalja è anche piena di segni del suo passato romano, il più significativo dei quali è certamente l’acquedotto sotterraneo detto “Talijanova buža”. 

Il ruolo del sale di Pag

La raccolta del sale, principale risorsa naturale dell’isola, iniziò nell’alto medioevo a cala Solinka, località dalle straordinarie premesse naturali (mare poco profondo, grande esposizione al sole e basso tasso di umidità). Il sale e l’isola di Pag sono strettamente legati. Lungo tutto il Medioevo e durante i primi secoli dell’età moderna, il sale era uno dei principali e più preziosi prodotti del commercio che avveniva lungo le vie mercantili che attraversavano l’Adriatico e il Mediterraneo. Numerosi testi confermano che la storia dell’isola, durante tutto il Medioevo e nei primi secoli dell’età moderna, è stata fortemente caratterizzata dalle guerre per il controllo di questa risorsa. L’odierno nome dell’isola deriva, molto probabilmente, dal nome del suo più importante centro urbano, sviluppatosi proprio grazie alla produzione e al commercio del sale. Pensate che nel XV secolo, l’intera città fu trasferita in un punto strategico più favorevole, dal quale era più facile vegliare sulla produzione del sale che avveniva nelle saline di cala Solinka. 

 


Dove sono finite le foreste di Pag?

Si suppone che l’isola fosse verde e rigogliosa fino alla fine del Medioevo, e che la sua fisionomia alquanto brulla sia dovuta alla concomitanza di tre processi: una pastorizia piuttosto intensa, il taglio degli alberi (il leccio di Pag era molto apprezzato nei cantieri navali) e l’impetuosa bora mista alla salsedine del mare. La bora è un vento freddo e impetuoso che proviene da nord – nordovest. Superati i monti del Velebit e acquistata velocità nell’omonimo canale, va a frustare l’isola per tutta la sua lunghezza. La salsedine, che l’impietoso vento settentrionale solleva dalla superficie del mare, viene cosparsa per tutta l’isola rendendo sapide le piante della macchia mediterranea. Proprio per quest’accentuata sapidità delle piante

 

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