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Cosa visitare?

Di seguito abbiamo selezionato alcuni suggerimenti interessanti su cosa visitare mentre vi godete la vostra vacanza sull'isola di Pag.

Kolanjsko Blato – rifugio ornitologico per specie rare

Nel punto meridionale più estremo dell’isola di Pag, in una sorta di “terra di nessuno” abbandonata da Dio e dagli uomini, in direzione dell’antichissima civiltà di Nin, c’è l’area palustre denominata Kolanjsko Blato che offre rifugio a quasi 150 specie ornitologiche differenti. La riserva ornitologica di Kolanjsko Blato, dotata di postazioni per il birdwatching e di tutta una serie di cartelli didattico-informativi, è frequentatissima durante i periodi della nidificazione e della migrazione. Visitando la riserva, scoprirete specie protette come la canapiglia e la calandra e, molto probabilmente, anche l’airone cenerino, lo svasso e la spatola bianca. Per maggiori informazioni, rivolgetevi all’ufficio turistico della vicina cittadina di Povljana.

L’antico acquedotto, detto “Talijanova buža”

C’è su Pag un acquedotto sotterraneo scavato nella roccia e risalente al I secolo d.C. che rappresenta il bene archeologico più prezioso e interessante dell’isola. Questo singolarissimo acquedotto romano, noto tra la gente del posto come “Talijanova buža”, approvvigionava Novalja con l’acqua di una sorgente che si trovava nell’omonima piana. L’acquedotto è lungo 1,2 km circa, raggiunge una larghezza massima tra i 60 e i 70 cm e conta 9 sfiatatoi di superficie in prossimità dei quali arriva anche a 40 metri di altezza. Attorno al suo ingresso è stato costruito il Museo civico, che custodisce parte dell’eredità storico-culturale ed etnografica di Novalja.

Lokunje e il suo fango curativo

Lokunje è il nome di un’area costiera a sudovest della città di Pag, lungo la spiaggia cittadina di Prosika. Qui il mare è poco profondo, col fondo coperto da un ricco strato di peloide, altrimenti noto come fango curativo. Il processo di stratificazione del peloide è durato millenni, e le sue proprietà curative sono state dimostrate non solo empiricamente, dalle tante esperienze positive testimoniate da chi ne ha avuto beneficio, ma anche scientificamente da tutta una serie di studi. La gente dell’isola cura i reumatismi col fango di Lokunje praticamente da sempre.

Parete Stogaj

Considerato l’aspetto di Pag, che ricorda i paesaggi lunari, e la presenza di vaste aree rocciose e brulle tipicamente carsiche, non sorprende che la parete Stogaj sia diventata uno dei siti più frequentati e amati dagli appassionati dell’arrampicata. Ad un passo da Metajna, praticamente in riva al mare, Stogaj – con 20 vie segnalate su 4 lati percorribili, è la parete per arrampicate più nota dell’isola. I neofiti possono affrontare una breve, leggera e poco impegnativa arrampicata di 10 metri; i più esperti, invece, potranno cimentarsi nell’impresa di scalare due vie chiamate Skorpion e Spyder. Dopo quest’attività fisica estenuante e faticosa, concedetevi un bel tuffo ritemprante nel mare sottostante.

Sveti Vid

Lo Sveti Vid è la cima più alta dell’isola di Pag (342 m), da cui si protende un’incantevole vista che abbraccia la città di Pag, il Golfo di Pag, i monti del Velebit (Alpi Bebie) e le isole circostanti. Lo Sveti Vid si erge alle spalle dell’incantevole paese di Kolan, nel quale troverete ottime possibilità di ristoro dopo l’estenuante escursione per raggiungere la cima.

Pozzi e miniere di carbon fossile

Andando per la piana di Kolan ci si imbatte in tutta una serie di antichi pozzi romani (parte dell’acquedotto che portava a Caska) che stanno a dimostrare come, nel corso dei secoli, questa località fosse costantemente frequentata dalla gente locale in cerca di quel bene indispensabile per ogni forma di vita che è l’acqua potabile. Poco più in là, la gente del posto estraeva il carbon fossile da miniere collegate, mediante un binario, al vicino porticciolo di Šimuni, dove i minerali estratti venivano caricati sulle navi italiane. Vele e Male grbe sono ciò che resta, nella piana di Kolan, della presenza delle miniere di carbon fossile dell’isola.

Il “Triangolo delle Bermude” dell’isola di Pag

Su Pag c’è un mistero che risale a quasi 12.000 anni fa e che sembra scaturito dalla penna degli sceneggiatori della più famosa serie televisiva di fantascienza “X files”. La verità è là fuori, scopritela! Su un’altura solitaria nei pressi della spiaggia di Caska, verso Žigljen, nel 1999 è venuto alla luce un fenomeno davvero insolito ribattezzato come “Il triangolo di Pag”. Si tratta di un’enorme impronta a forma di triangolo isoscele, impressa sul suolo di un’altura chiamata Tusto čelo. Scoperto casualmente dal geodeta croato Zdenko Grbavac durante alcuni rilevamenti in una cava, si presentò agli occhi dello scienziato come una strana formazione triangolare che per colore si scostava dal resto dell’altura. Avendo con sé gli strumenti necessari, la misurò e vide che si trattava di un triangolo perfettamente isoscele con due lati lunghi 32 metri e il terzo di 22 metri. Studi successivi hanno dimostrato che le proprietà di quest’insolita formazione rocciosa sono in tutto e per tutto differenti rispetto alle rocce circostanti. Ciò che ha reso questo triangolo ancora più misterioso è la presenza di una serie di fori profondi 30 cm in prossimità di ogni lato del triangolo e la cui origine nessuno è riuscito a spiegare. Questa scoperta ha richiamato l’attenzione dei mass media di tutto il mondo e, naturalmente, anche degli ufologi e dei turisti. Studi geologici hanno poi dimostrato che il diverso colore del triangolo rispetto al paesaggio circostante è dovuto al fatto che, in passato, le rocce al suo interno sono state esposte ad altissime temperature. Si suppone che questa formazione megalitica si sia formata circa 12.000 anni fa. Di teorie sulla sua origine ce ne sono tantissime. Una, ad esempio, sostiene il triangolo si sarebbe formato in seguito all’atterraggio di una nave spaziale extraterrestre. Un’altra lo considera parte dei resti di una civiltà tecnologicamente molto avanzata, ma non più esistente. Una terza, più verosimile, ne attribuisce l’origine alla forza della natura, sostenendo essere il risultato dell’azione combinata del vento, del sale e della pioggia.

Gli oliveti centenari di Lun – un tesoro botanico unico nel Mediterraneo

Nella parte più a nord dell’isola di Pag c’è Lun, un pittoresco paesello che è diventato famoso per i suoi oliveti che, da oltre un millennio, vivono in magica simbiosi con l’ambiente carsico circostante e il sole di Dalmazia. Quel bosco di olivi che copre l’intera penisola di Lun rappresenta un tesoro botanico unico nell’area del Mediterraneo, e viene annoverato tra gli oliveti più vecchi del mondo.
Quel fazzoletto di terra su cui si contano circa 80.000 alberi d’olivo nasconde in sé un’autentica cultivar mediterranea che cresce soltanto in due altre aree al mondo, in Grecia e in Israele. Quel che distingue Lun da queste due aree è l’incredibile concentrazione di olivi millenari in un’area così poco estesa. La passeggiata per questi oliveti, che nel 1963 furono proclamati riserva botanica speciale, è davvero magica, soprattutto quando vi troverete al cospetto dell’olivo più vecchio del bosco, un albero selvatico di più di 1600 anni che se ne sta ben saldo lungo il sentiero in macadam che attraversa l’oliveto.
Unici e diversi l’uno dagli altri, questi alberi d’olivo sono cresciuti fondendosi con le rocce che li circondano, dando l’impressione di essere qui da sempre. A parte il loro aspetto sovrannaturale, più adatto alle fiabe che alla realtà, i frutti che in autunno vengono raccolti a mano dai loro rami danno un olio d’oliva così buono che sarà difficile trovarne uno simile altrove. Il gusto pulito e delicato dell’olio di Lun era già noto al palato degli antichi Romani ed apprezzato persino alla corte imperiale. Dopo la passeggiata per l’oliveto, non mancate di acquistare almeno una bottiglietta-souvenir di quest’olio d’oliva di qualità superiore.

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